CCNL Elettrici: siglato il rinnovo

Previsto un aumento complessivo pari a 312,00 euro sul parametro medio

In data 11 febbraio è stata sottoscritta da Enel S.p.A., G.S.E. S.p.A. Sogin S.p.A., Terna S.p.A. e Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil l’ipotesi di rinnovo del CCNL del18 luglio 2022 per i lavoratori addetti al settore elettrico, triennio 2025-2027.
Dal punto di vista economico, è previsto un aumento complessivo nel triennio di 312,00 euro.
L’aumento medio sui minimi (TEM) prevede 290,00 euro distribuiti in 4 tranches:
– dal 1° aprile 2025 aumento di 90,00 euro;
– dal 1° aprile 2026 aumento di 65,00 euro; 
– dal 1° aprile 2027 aumento di 65,00 euro; 
– dal 1° ottobre 2027 aumento di 70,00 euro
Il montante complessivo è di 6928,00 euro.
Previsti, inoltre, 15,00 euro erogati per 14 mensilità per la produttività.
Definito, infine, un incremento sul welfare contrattuale di 7,00 euro.
A livello normativo, la novità più rilevante è sulla riduzione dell’orario di lavoro in quanto viene prevista la possibilità di usufruire, a decorrere dal 2025, di 3 mezze giornate in più (24, 31 dicembre e 2 novembre).
Ai fini della maturazione delle ferie è ampliata la definizione di neo assunto (da 6 a 3 anni) per usufruire delle ferie aggiuntive (da 20 a 24).

L’indennità per i lavoratori dei call center 2025

Emanato il Decreto ministeriale n. 45/2025 per l’attuazione delle misure di sostegno al reddito dei dipendenti del settore (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, comunicato 13 febbraio 2025).

Il Decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze n. 45/2025 che prevede l’attuazione delle misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti dalle imprese del settore dei call center è stato emanato: ne da notizia proprio il Ministero sul suo sito istituzionale.

Infatti, l’articolo 1, comma 195 della Legge di bilancio 2025 (Legge n. 207/2024) prevedeva il rifinanziamento dell’indennità di sostegno al reddito in favore dei lavoratori dipendenti dalle imprese di call center, per un importo pari a 20 milioni di euro a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione.

I destinatari

Il trattamento spetta ai lavoratori di cui all’articolo 1 e all’articolo 2, comma 1 del D.Lgs. n. 148/2015, ovvero i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato, compresi gli apprendisti, con esclusione dei dirigenti, appartenenti alle aziende del settore dei call center, anche in cessazione, cui è riconosciuta una indennità pari al trattamento massimo di integrazione salariale straordinaria per un massimo di 12 mesi.

Campo di applicazione

L’indennità può essere richiesta per periodi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, qualora non sia possibile ricorrere alle prestazioni del Fondo di solidarietà bilaterale per la filiera delle telecomunicazioni, comprendendo anche la fattispecie di aziende in cessazione di attività. Possono fare ricorso al trattamento anche le imprese che siano state ammesse a una procedura concorsuale in cui sia stata disposta la continuazione dell’attività. La concessione del trattamento è disposta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sulla base di specifici accordi siglati in sede ministeriale.

Sul sito del Ministero sono riportate le indicazioni sulle modalità di presentazione dell’istanza di concessione del trattamento da parte dell’azienda.

 

 

 

CCNL Terziario (Confimprese-Confsal): adeguamento retribuzioni dal 1° gennaio

Gli importi ridefiniti sono da considerarsi definitivi e da utilizzare come base di riferimento per le operazioni di rinnovo contrattuale

Il giorno 31 gennaio 2025 Confimprese Italia e Fesica-Confsal hanno concordato di modificare la modalità per la rivalutazione degli importi delle retribuzioni della Paga Base Nazionale Conglobata, con decorrenza 1° gennaio 2025.

LIVELLI Retribuzione
Quadri A 2.213,34 
Quadri B 1.842,63 
Livello I 1.732,50 
Livello II 1.604,94 
Livello III 1.479,77 
Livello IV 1.422,40 
Livello V 1.378,15 
Livello VI 1.350,90 

Tali importi sono da considerarsi definitivi e da utilizzare come base di riferimento per le operazioni di rinnovo contrattuale, dandosi atto che per periodi antecedenti dalla data del 1° gennaio 2025 nulla sarà dovuto oltre agli incrementi richiamati. 

CCNL Pulizia Artigianato: iniziate le trattative per il rinnovo contrattuale

Tra le proposte contenute dalla piattaforma vi sono aumenti retributivi e aspetti normativi

La Fisascat-Cisl, insieme alla Filcams-Cgil e a Uil-Trasporti, ha reso noto, mediante comunicato stampa del 6 febbraio 2025, che sono state avviate le trattative per il rinnovo contrattuale del CCNL Pulizie Artigianato. Nel corso del primo incontro in plenaria, le OO.SS. hanno presentato alle associazioni datoriali di settore la piattaforma rivendicativa unitaria. Le richieste dei Sindacati riguardano l’aumento salariale, in linea con l’indice inflattivo. Da aggiornare anche la parte normativa, in particolare l’articolato sul cambio appalto e il contrasto al dumping contrattuale esistente, proponendo un riallineamento sul costo orario del lavoro rispetto a quanto previsto dal CCNL. All’interno della piattaforma, tra le altre cose, vi sono proposte in materia di: malattia, part-time, lavoro supplementare, apprendistato, indennità, salario di anzianità.
I prossimi incontri sono calendarizzati per il 12 e 20 marzo e per il 10 aprile. 

Imposta successione per distribuzione di riserva straordinaria erogata agli eredi

L’Agenzia delle entrate ha analizzato la questione della successione e della distribuzione di utili in relazione a una partecipazione azionaria gravata da usufrutto, in particolare riguardo alla situazione degli eredi del defunto (Agenzia delle entrate, risposta 12 febbraio 2025, n. 30).

A seguito della delibera di distribuzione delle riserve straordinarie della Società, infatti, gli Istanti hanno ricevuto somme significative, ma si sono trovati a dover chiarire il trattamento fiscale di tali crediti in relazione all’imposta di successione.

 

L’Agenzia delle entrate, nel suo parere, ricorda che nell’ipotesi di usufrutto su una partecipazione sociale, viene attribuito al titolare di tale diritto il godimento dei frutti, e pertanto, il diritto a percepire gli utili derivanti dall’altrui partecipazione societaria.

La costituzione del diritto di usufrutto su una quota di partecipazione sociale comporta una dissociazione dei diritti connessi alla quota stessa, in quanto all’usufruttuario spetta il diritto agli utili, mentre al titolare della quota spetta la nuda proprietà. 

Il valore dell’usufrutto deve essere calcolato applicando al valore del titolo il coefficiente previsto nell’Allegato al citato D.P.R. n. 131/1986, come modificato dal decreto del MEF 18 dicembre 2020, in relazione all’età della persona alla cui morte deve cessare il diritto di usufrutto.

Tale criterio non si rende applicabile alla determinazione dei redditi di capitale, che sono imputabili per intero all’usufruttuario.

 

Ai sensi dell’articolo 44, comma 1, lettera e), del TUIR, costituiscono redditi di capitale gli utili derivanti dalla partecipazione al capitale o al patrimonio di società ed enti soggetti all’imposta sul reddito delle società.

Si presumono ai fini fiscali prioritariamente distribuiti l’utile d’esercizio e le riserve diverse da quelle di capitale per la quota di esse non accantonata in sospensione di imposta. Non costituiscono utili le somme e i beni ricevuti dai soci delle società soggette all’imposta sul reddito delle società a titolo di ripartizione di riserve o altri fondi costituiti con sopraprezzi di emissione delle azioni o quote, con interessi di conguaglio versati dai sottoscrittori di nuove azioni o quote, con versamenti fatti dai soci a fondo perduto o in conto capitale e con saldi di rivalutazione monetaria esenti da imposta; tuttavia le somme o il valore normale dei beni ricevuti riducono il costo fiscalmente riconosciuto delle azioni o quote possedute. Pertanto, le somme erogate a titolo di distribuzione di riserve non rientranti in tale fattispecie, costituiscono redditi di capitale. Con la delibera di distribuzione vengono stabiliti gli importi che verranno attribuiti agli aventi diritto che, con riferimento alle quote di partecipazione gravate di usufrutto, coincide con l’usufruttuario. Gli importi deliberati devono essere integralmente riconosciuti in capo all’usufruttuario al momento della delibera, anche nell’ipotesi in cui lo stesso usufruttuario sia deceduto prima della liquidazione degli importi e che gli stessi siano materialmente incassati dai nudi proprietari della quota di partecipazione gravata, in qualità di eredi.

 

L’imposta sulle successioni e donazioni si applica ai trasferimenti di beni e diritti per successione a causa di morte, per donazione o a titolo gratuito, compresi i trasferimenti derivanti da trust e da altri vincoli di destinazione.

L’imposta è dovuta dagli eredi e dai legatari per le successioni, dai donatari per le donazioni e dai beneficiari per le altre liberalità tra vivi.

I trasferimenti di beni e diritti per causa di morte sono soggetti all’imposta con le seguenti aliquote applicate sul valore complessivo netto dei beni e dei diritti devoluti: a favore del coniuge e dei parenti in linea retta sul valore complessivo netto eccedente, per ciascun beneficiario, 1.000.000 di euro: 4%.

 

Nel caso di specie, come dichiarato dagli Istanti, l’assemblea dei soci della Società ha deliberato la distribuzione della riserva straordinaria (derivante da accantonamento di utili degli esercizi precedenti). A causa del decesso del padre, la quota della riserva di utili spettante al de cuius è stata materialmente erogata ai figli, in qualità di eredi, al netto della ritenuta del 26%.

Al riguardo, l’Agenzia ritiene che, in caso di quota partecipativa gravata da usufrutto, il diritto alla percezione degli utili distribuiti e utili accantonati a riserva straordinaria, poi distribuita, spetti unicamente all’usufruttuario, in base a quanto previsto dal primo comma dell’articolo 984 c.c., ovvero al de cuius. In conseguenza del decesso dell’usufruttuario, avvenuto prima della effettiva erogazione delle predette somme, i figli, in qualità di eredi del de cuius, sono diventati titolari del diritto di credito nei confronti della Società.

Prima della deliberazione di distribuzione degli utili, il socio risulterà solo titolare di una situazione soggettiva prodromica all’acquisto, nella propria sfera patrimoniale, del diritto alla distribuzione degli utili: titolare di un’aspettativa di mero fatto nei confronti della società, fin quando non ne venga deliberata l’effettiva distribuzione da cui discende l’insorgere del vero e proprio diritto di credito.

Dunque, il predetto credito rientra tra i beni che compongono l’attivo ereditario del de cuius e, pertanto, devono essere inseriti nella dichiarazione di successione dello stesso per l’importo effettivamente percepito dai figli e al netto della ritenuta del 26% a titolo di imposta sostituiva operata dalla Società.